Gandhi e la povertà volontaria

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Mercoledì scorso vi ho parlato di Gandhi, in occasione della presentazione di un libro che ho tradotto e curato. Purtroppo il poco tempo a disposizione non mi ha permesso che un assaggio, o poco più. Vi stavo parlando della concezione del sarvodaya, quando è suonata la campana. Marilyn ieri mi ha chiesto quando avremmo ripreso quel discorso. Possiamo farlo qui, con una o più discussioni dedicate a Gandhi.
Una idea molto importante per Gandhi è quella della povertà volontaria (aparigraha). Per Gandhi è possibile realizzare la giustizia e l’uguaglianza nella società solo se si rinuncia volontariamente a ciò che non è indispensabile. Nel mondo esistono risorse sufficienti per sfamare e far sopravvivere tutti. Queste risorse tuttavia diventano insufficienti, se alcuni vogliono troppo. Dove ci sono alcuni ricchissimi, che vivono in abitazioni lussuose e mangiano in grande abbondanza cibi prelibati, devono esservi anche necessariamente altri che sono poverissimi, vivono in tuguri e non hanno di che mangiare. Naturalmente il discorso è valido anche (e soprattutto) su scala planetaria: alla ricchezza di alcuni paesi (come l’Italia) corrisponde sempre la povertà di altri.
Ascoltiamo Gandhi:

“La perfetta realizzazione dell’ideale di non possesso richiede che l’uomo debba, come gli uccelli, non avere un tetto sopra la testa, nessun abito e nessuna riserva di cibo per l’indomani. Avrà certo bisogno del suo pane quotidiano, ma procurarlo sarà compito di Dio, e non suo. Solo un esiguo numero di persone, se mai ce ne fosse, può raggiungere questo ideale. Ma noi comuni ricercatori non dobbiamo sentirci respinti dalla sua apparente impossibilità. Dobbiamo invece tenere questo ideale costantemente davanti a noi, e alla sua luce esaminare criticamente le cose in nostro possesso e cercare di ridurle. La civilizzazione, nel senso reale del termine, consiste non nella moltiplicazione, ma nella intenzionale e volontaria riduzione dei bisogni. Solo questo porta alla vera felicità e appagamento, e accresce la capacità di servizio” (Lettera a Narandas Gandhi dal carcere di Yeravda, 29 agosto 1030.)

Vi sono dunque, per Gandhi, due cose:
– La realizzazione piena dell’ideale di non possesso, che è possibile solo a pochi uomini straordinari. Francesco d’Assisi era uno di questi, ma lo stesso Gandhi visse senza possedere praticamente nulla.
– La realizzazione parziale dell’ideale, adatta a tutti. Noi non siamo Francesco d’Assisi né Gandhi, ma possiamo ragionare sulle cose che possediamo o acquistiamo e chiederci se sono realmente necessarie, e quale è il loro costo umano per i poveri.
Ciò è in netto contrasto con un messaggio che riceviamo mille volte al giorno: che bisogna acquistare, acquistare il più possibile. Tempo fa lo Stato trasmise anche una pubblicità, nella quale invitava ad acquistare per far “girare l’economia”. Voi che ne pensate? E’ meglio acquistare il più possibile, o è più ragionevole limitarsi a soddisfare i bisogni essenziali?

38 pensieri su “Gandhi e la povertà volontaria

  1. enza e raffy

    secondo noi bisogna aquistare cio che e’ necessario per la sopravvivenza.ma se un uomo puo’ permettersi il lusso di acquistare anche il non indispensabile non vediamo il perche’ non deve farlo.

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  2. Giusi

    la cosa migliore sarebbe quella di limitarci a soddisfare i bisogni primari ma tutti sappiamo che questo non è possibile per molti anche perche se abbiamo la possibilità di osare,osiamo ed è difficile resistere alla tentazione. a volte la gente va oltre i limiti,a volte lo si fa per soddisfare un piccolo capriccio ma credo che solo chi ha vissuto in una famiglia modesta o non è stato viziato possa capire la giusta moderazione.

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  3. enza e raffy

    perche’ non tutti possono permettersi il lusso ed e’ logico che se un uomo e’ ricco l’ altro automaticamente e’ povero a causa delle disuguaglianze sociali tra i vari ceti.

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  4. Myri & Angy

    Secondo noi la “povertà “volontaria idealizzata da gandhi è un utopia.
    E impensabile per un individuo nato nella ricchezza spogliarsi di tutti i suoi averi per perseguire questo ideale di vita.

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  5. baby e luna

    secondo noi la vera ricchezza di cui deve disporre l uomo e la bonta d animo,ringraziare la vita nonostante ci riservi momenti bui e soprattutto avere il coraggio di affrontare le sfide che si presentano.le cose materiali possono si contribuire a rendere migliore e ad aumentare il proprio benessere, ma non a MIGLIORARE NOI STESSI.si dice infatti che il troppo stroppia, xk chi ha e puo avere PRETENDE SEMPRE DI PIU,DIVENENDO EGOISTI,SENZA ALCUNA CONSIDERAZIONE X GLIN ALTRI.

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  6. Raffy

    secondo me dovremmo comprare solo ciò che è necessario perchè solo così riusciremmo a capire il vero valore di un oggetto. Purtroppo il troppo benessere ci ha resi incontentabili non ci basta più quello che abbiamo a volte ci lamentiamo anche…ma ci fermiamo a riflettere quando vediamo in tv o per strada gente che non ha di che vivere…

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  7. Myri & Angy

    vorremmo aggiungere che l’uomo naturalmente è sottoposto a passioni e bisogni..che non sempre sono primari e necessari e là dove ha la possibilità di soddisfarli non vi rinuncia per alcun ideale.
    (dal pensiero di Rousseau)

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  8. Giusi

    si certo…però le disuguaglianze tra la gente ci saranno sempre perchè non tutti gli uomini sono uguali,è la diversità che ci porta ad agire in maniera diversa e a comportarci così….è come un lotta alla sopravvivenza che ci fa ignorare gli altri e anche io fatto che viene considerarta una cosa si del mondo ma distante da noi

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  9. Myri & Angy

    no…diciamoci la verità chi lo farebbe al giorno d’oggi???
    dovremmo essere un po piu realisti….e lasciare da parte il buonismo.

    siamo influenzati dalla società che lo vogliamo o no…il sistema ci condiziona e crea in noi sempre “nuovi bisogni”

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  10. baby e luna

    Allora le cose materiali di oggi come x es.computer,cel…non sono indispensabili ma sono come un SOSTEGNO,CHE CI ACCOMPAGNANO GIORNO X GIORNO!!!!ma alla fine e solo un fatto psicologico,e forse e tale concezione che dovremmo lasciare,xk al di fuori di queste cose ci sono le persone che direttamente possono e sanno regalare emozioni.

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  11. carmen e ilaria

    secondo noi è giusto moderarsi ma è anche giusto soddisfare i piccoli o spesso grandi capricci che ci nascono perchè la realizzazione è importante.dobbiamo pure tener conto che c è gente che si merita tutti i soldi che guadagna lavorando duramente e differenziarla da quella gente che ricava denaro a discapito degli altri o che riceve soldi sporchi spacciando droga o vendendo macchine rubate…sono questi ultimi soldi,regalati che permettono la realizzazione di grandi divari sociali tra gente troppo ricca o povera.

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  12. Angela

    Io sono d’accordo con Gandhi, ma dobbiamo anche dire che di Gandhi e di S. Francesco ce ne solo uno!!!! Ci sono quelle persone che riescono ad immedesimarsi in questi personaggi e si trovano bene in una situazione di povertà volontaria, ma ci sono quelle persone che, solo al pensiero di impoverirsi per aiutare persone che si trovano in condizioni peggiori, hanno paura di abbandonare tutto quello che hanno. Ormai oggi tutti sono egocentrici e si pensa solo alla ricchezza propria e non più alla povertà degli altri…

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  13. giusi

    uno può anche limitarsi ma se poi sfrutta la gente in altre cose non è rispettare la dignità,avere qualcosa vantarsene o mostrarle è non rispettare la dignità ma chi lo fa per uso proprio no ,comunque io crede che se non fosse per la religione(cioè le offerte in chiesa)molta gente non farebbe neanche quello, infatti lo fa solo perche sa che è giusto farlo ma poi vive di un lusso esegerato

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  14. Giusi: Si può fare un uso proprio di tante cose inutili. L’idea di Gandhi è che ciò, anche se non sembra, ha un costo non indifferente per gli altri. Un solo esempio: l’uso che facciamo della energia elettrica sarebbe impossibile, se tutti gli uomini ne facessero un uso simile.

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  15. Myri & Angy

    parliamo solo perche non viviamo nel lusso esagerato!!!!! voglio vedere chi è capace di mantenere la testa sulle spalle con una porsche in garage, 1miliardo in banca, lo yatch attraccato sul porto…..

    MA DAAAAAAAIIII

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  16. Angela:

    Per Myry e Angy: Non è vero che la povertà volontaria è un utopia. Anche se al giorno d’oggi pochi lo fanno, nel passato ci sono stati. Peresempio Madre Teresa di Calcutta è una del nostro millennio eppure ha rinunciato a tutto per gli orfani e i bambini malati….

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  17. baby e luna

    SI IO HO VISTO UN FILM CHE PARLAVA PROPRIO DI QUESTO..INFATTI I BAMBINI VENIVANO STAPPATI DALLE PROPRIE FAMIGLIE E COSTRETTI A DIVENTARE TERRORISTI O ALCUNI CON ILORO CARI A LAVORARE NELLE MINIERE..INFATTI SI PARLAVA DI DIAMANTI ROSSI..ROSSI XK SPORCHI DEL SANGUE DI QUELLA GENTE!!!!ECCO XK ALLORA SIAMO CONVINTE CHE QST BENI POSSONO SI FARCI COMODO..MA MAI RISCATTARE TALI AVVENIMENTI!!!!!!!

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  18. giusi

    bisogna dire che a volte ci sono cose che per noi possono sembrare intili ma che per altri sono importanti…..x me questo nasce anche dal modo di vivere di una persona o da come si sente. un accessorio inutile piò essere usato per colmare una cosa k ci manca cm gli affetti

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  19. Angela

    Per Myry: Oggi tutti siamo egocentrici pensa a se stesso e nn ad altro, ma nn possiamo considerare la povertà volontaria un utopia. Saranno pure solo 1 caso su 10000 ma questo caso ce

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