Norberto Bobbio

E’ scomparso oggi il filosofo e senatore a vita Norberto Bobbio. A voi il suo nome non dirà nulla. Per intere generazioni i suoi libri sono stati fondamentali per ragionare (anche dissentendo) di democrazia e diritti, di destra e sinistra, di guerra e pace. Sono sicuro che sarà così anche per le generazioni a venire, a cominciare da voi. Vi propongo intanto un brano tratto da una rievocazione del filosofo Karl R. Popper, teorico della società aperta (leggete qui tutto il testo):

La democrazia, o è la società aperta in contrapposto alla società chiusa, o non è nulla, un inganno di più. Quella democrazia alla quale hanno guardato, come a meta che meritasse il sacrificio dei migliori, tutti i movimenti di liberazione europei, non era stata intesa come una modificazione puramente formale delle leggi costituzionali di uno Stato: o era veramente la rottura della società chiusa, e l’instaurazione della società aperta, o era un falso idolo che non meritava né incensi né vittime. Purtroppo una concezione meramente formale e strumentale della democrazia prevale ancora oggi nel mondo; e in tal modo si disimpara a leggere il significato profondo di quelle strutture o di quegli accorgimenti giuridici che si dicono democratici. Dietro al suffragio universale, alla garanzia dei diritti dell’individuo, al controllo dei poteri pubblici, all’autonomia degli enti locali, al tentativo di organizzazione internazionale degli Stati, sta, ben visibile a chi non vuole chiudere gli occhi, la convinzione che l’uomo non è mezzo ma fine, e che quindi una società è tanto più alta e più civile quanto più accresce e rinvigorisce, e non avvilisce e mortifica, il senso della responsabilità individuale. In altre parole: dietro alla democrazia come ordinamento giuridico politico e sociale, sta la società aperta come aspirazione a quella società che rompa lo spirito esclusivistico di ciascun gruppo, e tenda a far emergere di sotto alle caligini delle superstizioni sociali, l’uomo, il singolo, la persona nella sua dignità e inviolabilità. Contro la società chiusa, cioè contro la morale della potenza, l’autarchia economica, il monismo giuridico, la religione magica, la democrazia si ispira ad una morale fondata sulla responsabilità individuale, rivendica un’economia antimonopolistica, avversa ai privilegi dei gruppi, ha bisogno di una struttura non monistica ma pluralistica del diritto, esige una religiosità interiore che sgorghi dall’intimità della coscienza. Una democrazia che non sia il rivestimento formale di una società aperta è una forma senza contenuto, è una falsa democrazia, una democrazia ingannevole e insincera.

Robert King Merton

Abbiamo incontrato due volte, recentemente, il nome di Robert King Merton. La prima volta per la sua teoria della devianza, secondo la quale essa è dovuta ad uno squilibrio sociale, per cui, mentre i fini sono comuni a tutti i membri di una società, i mezzi per raggiungerli sono in possesso solo di alcuni. La seconda volta per l’idea del gruppo di riferimento, vale a dire il gruppo sociale al quale, pur non appartenendo, facciamo riferimento per sviluppare la nostra identità, accettando i suoi valori e carcando, per quanto possibile, di far nostro lo stile di vita di chi vi fa parte.

Merton è stato uno dei più grandi rappresentanti della sociologia statunitense. Nato a Filadelfia nel 1910, si è formato alla scuola di Talcott Parsons ed ha insegnato alla Columbia University di New York. E’ morto lo scorso febbraio, all’età di 92 anni. Continua a leggere “Robert King Merton”

René Girard

A lezione ho accennato a Girard, a proposito della affermazione di Durkheim che una società sofferente “prova il bisogno di trovare qualcuno cui imputare il proprio male, sul quale vendicare la propria delusione”. Ho detto che Girard ha elaborato una teoria della religione che intende il sacro come espressione della violenza di una comunità contro una vittima designata. Continua a leggere “René Girard”